Spesso sognamo di mollare tutto e di trasferirci all’estero, magari ai tropici.
Ma che lavoro si può svolgere facendo una scelta del genere?
Oggi vi racconto di cosa mi occupo sulla questa splendida isola!
Quando trovi un lavoro come il mio, sei fortunata.
Quando lo trovi a Bali, quell’isola tropicale che hai scelto come altra tappa decisiva della tua vita, allora hai fatto Bingo.
Sono passati molti anni dal mio arrivo sull’isola e dal mio matrimonio lavorativo con Gaya Ceramic and Design, e di crisi sentimentale ancora non se ne vede l’ombra.
Ma chi è Gaya, la mia partner in crime?
Gaya è un gruppo. Un gruppo appassionato. Un gruppo di creativi, artisti e grandi lavoratori.
Anime semplici unite da una comune passione per la ceramica ma anche da un entusiasmo verso la vita e verso le persone con cui interagiscono.
Gaya è una fusione di culture diverse che convivono in armonia.
Ci sono gli indonesiani, in maggioranza balinesi, gentili ed orgogliosi, naturalmente dotati di creatività e manualità.
Ci sono 2 italiani, con la loro storia antica e il loro senso artistico.
E poi ci sono io, cittadina del mondo, poco creativa ma molto comunicativa.
Tutti affascinati dall’arte, dalla bellezza, dalla cultura e da un grande credo: la famiglia.
Gaya è una famiglia incredibile, che gioisce dei successi e affronta insieme le difficoltà quotidiane, che non sono poche, credetemi.
Ci piace spaziare dagli oggetti decorativi, alle sculture, ai servizi da tavola con una costante ricerca estetica e un focus sulla qualità del prodotto.
Ci piace sperimentare stili diversi, dal minimalista al concettuale.
Ma soprattutto ci piace concepire bellissimi oggetti che rendano gli ambienti dei nostri clienti eleganti e unici.
Chi sono questi clienti?
Fanno parte di una nicchia di fascia alta principalmente nel settore dell’ospitalità – hotel, ristoranti, chef stellati e meno stellati, interior designer e architetti – per i quali creiamo progetti esclusivi.
A loro si aggiungono gli expat dell’isola e i turisti di passaggio che entrano nella showroom per acquistare la collezione Gaya o per vedere gli incredibili artigiani al lavoro.
Non esagero se vi dico che moltissimi dei nostri clienti diventano amici, complice l’atmosfera di Bali, la durata dei progetti (circa 5/6 mesi), i successivi riordini e i nuovi progetti, che creano un rapporto di lunga durata.
Chi sono i cuori che l’hanno ideata?
Quelli di Michela e Marcello, due ceramisti italiani di rara purezza d’animo che si sono gettati in quest’avventura più di vent’anni fa, trascinati da Stefano, il socio fondatore che ci ha visto lungo, e dopo averli scoperti al Salone del Mobile di Milano ha dato loro fiducia e carta bianca sovvenzionando il sogno che avevano, ancora prima che lo sognassero.
M&M si sono innamorati di Bali ed hanno intrapreso il cammino pratico del fondare un’azienda: hanno cominciato a formare personale specializzato rendendosi subito conto di quanta arte e artigianato ci fosse nel DNA dei balinesi. La manualità degli artigiani, abituati fin da piccoli a realizzare offerte per le cerimonie era incredibile, imparavano facilmente le tecniche ceramiche più diverse, indispensabili a soddisfare le esigenze visive e pratiche della clientela che man mano si andava formando.
Nel 2010 è stato aggiunto il Gaya Ceramic Arts Center, uno spazio creativo gestito da due ceramiste americane Hillary ed Eva dove si tengono lezioni, laboratori intensivi e workshop di artisti e ceramisti di ogni provenienza.
Quali sono le persone che fanno vivere Gaya?
In studio siamo un centinaio di anime e io sono la più “senior”, cioè in parole povere la più vecchia di tutti e l’unica straniera insieme ai due titolari.
Siamo ancora una famiglia allargata, soddisfatta di come è cresciuta nel tempo e consapevole del fatto che vuole continuare a migliorare internamente senza crescere numericamente né tantomeno implementare processi industriali o troppo commerciali.
Siamo in grado di produrre circa 7.000 pezzi di ceramica di medie dimensioni al mese.
In tempi pre-Covid19 lavoravamo sempre a pieno regime e le richieste superavano la nostra capacità produttiva. Mi trovavo a malincuore a dover rifiutare dei progetti.
Ci vorrà tempo per ritornare al bel tempo che fu ma siamo stati comunque fortunati perché non abbiamo mai chiuso i battenti ma solo riorganizzato il lavoro con procedure rigide e turni.
Ma i problemi ci sono o è tutto rose e fiori?
Ci sono, ci sono… innanzitutto ci vuole molta apertura mentale, perché occorre comprendere una cultura così diversa dalla nostra, accettare un ritmo di vita dettato dalle numerose cerimonie religiose indù e dai doveri del singolo verso la comunità locale, per riuscire a fonderlo con le attività e la pianificazione quotidiana dell’azienda. Il tutto non è sempre facile.
Inoltre, per capire fino in fondo i balinesi occorre praticare una vera arte della maieutica, essere molto attenti a leggere il “non parlato” e a tradurlo in pensiero.
La comunicazione tra colleghi non è scontata. Pur provenendo dallo stesso villaggio fanno fatica a manifestare il loro effettivo pensiero per timore di offendere l’interlocutore. C’è voluto un grande impegno per arrivare ad ottenere un bel lavoro di squadra e questa è stata una grande soddisfazione!
Quale è il mio ruolo?
Principalmente quello di sales and marketing manager ma in realtà ricopro un ruolo trasversale dato dalle molteplici necessità e problematiche che si presentano giornalmente.
Mi trovo a coprire ruoli molto diversi tra loro in modo da non annoiarmi mai…
Quali aspetti mi piacciono del mio lavoro?
Oltre a promuovere prodotti che si vendono da soli, che potete sbirciare su Instagram @gaya.ceramic, amo la creatività che si respira nell’aria e come sempre le relazioni personali, il sale della mia vita.
Gaya è anche lo scenario in cui è nata l’amicizia speciale con Michela e Marcello e con alcuni colleghi, e dove posso interagire in una babilonia di lingue con un universo variegato di clienti così diversi tra loro, sia per provenienza geografica che sociale.
Cosa volere di più?